Caramelle dagli sconosciuti

Ci fu un tempo in cui imparammo dai nostri genitori che non si sarebbero dovute prendere caramelle dagli sconosciuti. Era un insegnamento semplice, ma che esigeva obbedienza cieca. Non c’erano alternative. Quella era una cosa che non si faceva, e le parole dette da una madre o da un padre erano legge anzi, quelle parole andavano oltre la legge degli uomini per divenire quasi una legge divina. I nostri genitori lo avevano imparato dai nonni, ai quali era stato a loro volta insegnato dai nostri bisnonni e così a seguire, in una tradizione orale tesa alla salvaguardia dei bambini, di coloro che nella società sono stati da sempre gli elementi più deboli, i più fragili, quelli più sensibili al richiamo di una gentilezza, del regalino anche se di poco conto. Più di qualcuno ha salvato i propri figli dalla droga, altri li hanno avvisati dei pericoli cui sarebbero andati incontro continuando la frequentazione di cattive amicizie o di ambienti poco edificanti. Ma dietro quei figli fragili c’era sempre la famiglia, quei genitori presenti in ogni momento. A costo di mille sacrifici, molte famiglie hanno garantito ai propri figli la possibilità di elevarsi nella società studiando, e molti di quelli che un tempo furono ragazzi oggi sono uomini, autonomi, uomini e donne che sanno dove risiede il pericolo, da cosa e da chi difendersi, perché hanno avuto dei genitori che, serenamente, hanno insegnato loro cosa vuol dire “pericolo”. Però, in troppi hanno dimenticato proprio la pericolosità di quelle caramelle date da uno sconosciuto ai nostri ragazzi. Lo hanno talmente dimenticato che oggi loro stessi portano i figli tra le braccia di coloro che daranno loro le “nuove caramelle”, che gli inoculeranno un veleno di cui tutti, anche loro genitori, ignorano la provenienza. Quegli uomini e quelle donne che credono nella falsa propaganda, consegneranno i propri figli tra le mani del boia, e solo quando si renderanno conto di tutto il male che stanno loro provocando, sarà ormai troppo tardi.

Era il 2021 quando dissi queste parole in quell’unica sezione politica di un paesino della provincia romana. Non so se quel mio amico (P.V.) ricorderà questo discorso, ma lo spunto fu piuttosto chiaro. In quel piccolo paese esisteva una gioventù lasciata a se stessa dalle famiglie, non per loro colpe, dalle stesse Autorità comunali, e qui di colpe potremmo elencarne molte. Dopotutto, un paesotto di 7000 abitanti cosa potrebbe offrire alla sua popolazione più giovane? Era un discorso che colpiva entrambi e avevamo sperato che la presenza di una sezione potesse attrarre quella gioventù, un po’ come era accaduto a noi che ormai avevamo qualche annetto in più sulle spalle, ma non fu così. Colpa dei genitori forse, colpa delle Autorità sicuramente, ma quella era una gioventù alla ricerca dell’effimero; viveva, e vive ancora oggi, in una propria bolla, così distante dal mondo reale. E la politica ha avuto un ruolo fondamentale per la disumanizzazione di queste sue giovani prede, contribuendo alla sterilizzazione dell’intelligenza. Quella politica di sinistra, con la scusa della mancanza di risorse economiche ha distrutto l’istituzione scolastica. Sapeva che se si fosse diffusa una vera e propria coscienza sociale, sarebbero state proprio quelle nuove generazioni a non credere più in quella politica che li stava facendo diventare dei semplici automi. Non solo. I giovani avrebbero forse capito che quella sinistra, che li stava desertificando emotivamente, andava combattuta. E invece oggi assistiamo ad un vero e proprio assoggettamento delle nuove generazioni proprio a quel tipo di politica. Essi non credono più nella famiglia, nell’amore per una donna o per un uomo. Non sanno distinguere il possesso ossessivo e malato dall’amore. Col lockdown, hanno instillato nelle menti dei nostri ragazzi l’ansia, la paura, che li porta a non pensare autonomamente ma li porta a reagire rabbiosamente a qualsiasi stimolo, agendo d’istinto. Non serve pensare, a quello ci pensa lo Stato che decide le regole delle nostre stesse vite. Si deve solo vivere, o sopravvivere, facendo venire meno ogni senso o codice morale. E per sopravvivere, la vita deve essere concepita in maniera quasi animalesca dove vive il più forte mentre il debole è destinato a morte certa. Ma sopravvivere non è vita, e una vita senza stimoli e senza regole morali non è vita. E nella trappola della smaterializzazione voluta, c’è caduta anche la famiglia che ha perduto quel ruolo primario dell’educazione della prole.

Nel precedente articolo ho scritto che è dal ‘68 che la sinistra ha attaccato tutti i valori fondamentali del nostro vivere quotidiano. Ha illuso intere generazioni di maestri, professori che, usciti dal percorso formativo con quel famoso 6 politico, oggi si ritrovano con stipendi da fame, con generazioni intere di ragazzi che non rispettano quello che un tempo era un ruolo fondamentale per la costruzione dei nuovi cittadini. E forse proprio quei maestri, quei professori, ovviamente quelli poco illuminati ed essi stessi all’epoca poco rispettosi, hanno portato avanti per decenni una sistematica dissoluzione della società, perché ci vogliono stupidi, ignoranti, paurosi. Non dobbiamo essere sottomessi, inconsapevoli, gestiti da altri. Per dieci anni ci hanno riempito di governi che non erano espressione del popolo. Ora che c’è un governo espressione del Popolo, stanno facendo di tutto per renderlo inviso ai cittadini. Non ci riescono, perché a sinistra si sono ricoperti di scandali, in Europa ma anche in Italia. Proprio per questo non dobbiamo arrenderci e riprendere possesso anche dell’educazione dei nostri figli. Dobbiamo in ogni modo e ad ogni costo gestire la nostra libertà, di pensiero, di opinione, riappropriandoci anche e soprattutto dei diritti sociali quali il lavoro, la scuola, la salute. Solo così potremmo essere migliori. Ma alla base di tutto resta l’individuo, e forse bisognerebbe iniziare a dare delle indicazioni ai nostri figli, perché il ruolo di un genitore non deve essere quello dell’amico ma dell’educatore. Bisognerebbe, ma saremmo noi in grado di effettuare questo drastico cambio di rotta?

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